00 05/02/2007 01:33


WASHINGTON - La città di Al Capone sfida quella di John Dillinger. La Chicago delle memorie dei gangster scende in campo contro l'Indianapolis della '500 Miglia' e del bandito che negli anni '30 fece impazzire l'Fbi. Ma tra le mille possibili chiavi di lettura del Superbowl di Miami che domani, come accade da 40 anni, paralizzerà l'America, a dominare è soprattutto quella dell'orgoglio nero: per la prima volta a contendersi il titolo del football americano e la gloria che lo accompagna, sono due allenatori afroamericani.

Dietro la sfida in panchina tra Tony Dungy degli Indianapolis Colts e Lovie Smith dei Chicago Bears, spunta così la rivincita dei neri in uno sport che non è mai stato - a differenza del basket - un terreno di conquista per gli afroamericani. "E' straordinario che due grandi uomini come loro siano arrivati a questo successo - esulta Serena Williams, eroina del tennis - ogni anno abbattiamo nuovi muri!". La battaglia tra Dungy e Smith, accompagnati da campioni neri in campo come Muhsin Muhammad dei Bears, è lo sfondo di un confronto tra le molte 'Americhe' diverso che si specchiano nell'evento sportivo più importante e seguito negli Usa.

Tra queste, anche quella quella della politica. Chicago ha tra i propri sostenitori il senatore di casa Barak Obama, l'astro nascente del partito democratico, che spera di diventare il primo nero alla Casa Bianca. Indianapolis però risponde con una madrina di tutto rispetto, che incarna il volto afroamericano dell'amministrazione Bush e dei repubblicani: il segretario di Stato Condoleezza Rice. "Mi piacciono molto entrambe le squadre, ma penso che vincerà Indianapolis: e sarà una buona cosa", ha detto ieri la Rice al Dipartimento di Stato, di fronte allo sguardo perplesso del ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov. La responsabile della diplomazia americana aveva respinto una dopo l'altra varie domande sull'Iraq e il Medio Oriente, ma non appena ha sentito parlare di football, si è illuminata, confermando le voci che dicono che il suo lavoro da sogno sarebbe fare il commissario della NFL.

Poco meno di 100 milioni di americani - uno su tre - saranno incollati davanti alla Tv dalle 18:00 di domenica ora di Miami (sarà mezzanotte in Italia). Al Dolphin Stadium della città della Florida è in programma una finale inconsueta, tra due città del Midwest che distano poche centinaia di km l'una dall' altra, ma giocano in due campionati diversi. Come sempre, anche l'edizione XLI del Super Bowl è assai più di un evento sportivo. I grandi marchi della Corporate America usano la finalissima per lanciare le loro nuove campagne pubblicitarie e i costosissimi spot - 2,6 milioni di dollari per 30 secondi - sono attesi dai fans quanto le imprese in campo.

Altrettanto atteso è lo show dell'intervallo, che nel recente passato ha creato anche grossi problemi alla Cbs, che ha il monopolio dell'evento: il seno scoperto di Janet Jackson per un 'incidente in scena' durante un'esibizione con Justin Timberlake, è diventato un pezzo della leggenda del Superbowl. Stavolta lo spettacolo è affidato a Prince - un altro tocco afroamericano alla finalissima -, Billy Joel e gli acrobati del Cirque du Soleil. Tutto è pronto anche su un altro dei fronti della festa, quello delle scommesse. A Las Vegas è atteso un giro d'affari da 100 milioni di dollari. Si scommette su tutto, dalle statistiche del match alle possibile sorprese alla Janet Jackson.

Fonte
Ansa.It